Purtroppo, quando si investono dei soldi, le cose possono anche non andare come previsto: le perdite a cui si va incontro nella compravendita di investimenti finanziari vengono definite minusvalenze. Per fortuna, in determinate circostanze, queste perdite possono essere sfruttate dal punto di vista fiscale: vediamo come e quando è possibile fare la compensazione delle minusvalenze ed in quali casi può essere un’opzione conveniente.
Cosa sono minusvalenze e plusvalenze
Come detto, la minusvalenza è la perdita che si subisce su uno strumento finanziario. Si verifica quando lo strumento (che può essere un titolo obbligazionario o azionario, la quota di un fondo comune e così via) viene venduto ad un prezzo più basso rispetto a quello a cui era stato acquistato. La plusvalenza è il concetto opposto, ovvero è il guadagno che si ottiene vendendo lo strumento ad un prezzo superiore rispetto a quello a cui era stato acquistato; ultimamente per indicare le plusvalenze si utilizza sempre più spesso il termine capital gain.
Il fisco italiano prevede la compensazione delle minusvalenze, anche se in diverse modalità a seconda dello strumento finanziario da cui sono state generate. In pratica le minusvalenze creano dei crediti fiscali che possono essere recuperati subito impiegandoli in compensazione delle plusvalenze ottenute da altri strumenti. Le minusvalenze su azioni vengono indicate come le più semplici da recuperare: chi vende un’azione in perdita e successivamente ne vende un’altra in utile pagherà le tasse sulla differenza di guadagno.
Si può fare la compensazione delle minusvalenze?
Ad esempio: prima vendo a 10 un’azione che ho pagato 12 (minusvalenza pari a 2) e poi vendo a 15 un’azione pagata 10 (plusvalenza pari a 5). In questo caso dovrà pagare le imposte sulla differenza di guadagno (5-2), quindi si applicherà l’aliquota del 26% su 3. In altre parole, per quanto riguarda le azioni il sistema fiscale italiano permette di compensare la minusvalenza ottenuto con le vendita precedente con la plusvalenza ottenuta con la vendita successiva. La stessa cosa vale anche per le obbligazioni: è prevista infatti la compensazione delle minusvalenze pregresse.
Le minusvalenze generate dalla vendita in perdita di azioni ed obbligazioni possono essere compensate con le plusvalenze generate dalla vendita in guadagno di altre azioni o obbligazioni, ma anche di fondi comuni di investimento, ETF e certificati. Non si può invece ottenere la compensazione delle minusvalenza da fondi comuni di investimento con le plusvalenze ottenute dalla vendita di altri fondi o ETF (la si può ottenere con la vendita in utile di strumenti come azioni. Obbligazioni o certificati).
Come e quando recuperare i crediti fiscali delle vendite in perdita
È necessario ricordare che le minusvalenze possono essere recuperate con la compensazione solo entro i quattro anni successivi alla loro formazione: dopo il quarto anno il credito scadrà e non potrà più essere utilizzato. Di solito non è necessario indicare le minusvalenze nel modello 730, perché la maggior parte degli investitori sceglie il regime di risparmio amministrato, quindi è l’intermediario (banca o sim) che si occupa dei conteggi e di utilizzare le eventuali perdite per compensare le future plusvalenze. Chi invece opta per il regime della dichiarazione dovrà occuparsi da solo dei calcoli, ricostruendo i movimenti del suo portafoglio di investimento con il metodo LIFO.